Ogni moda, linguaggio, tradizione, cibo sono sempre strettamente legati al territorio e la sua storia. Per capire a fondo la storia del costume ladino, sono necessari alcuni cenni storici, senza per questo viaggiare nei meandri della storia.Le Dolomiti, isola “felice” e patria di un popolo chiamato “ladini”, sono state per molto tempo parte integrante dell’Impero Austro-Ungarico. La popolazione ladina era perfettamente integrata in una realtà austriaca; senza avvertire alcuna sottomissione all’Impero, i ladini vivevano, si vestivano, mangiavano e ballavano (ecc.) come in tante altre parti dell’Impero, sicuramente come tutti i tirolesi. Senza dubbio è importante per la storia dell’abito ricordare che i fassani abitualmente si recavano in altre parti dell’Austria e si spingevano fino in Svizzera per lavorare come decoratori e musicisti. Dai loro viaggi gli uomini portavano non solo melodie, ricordi, usi e costumi nuovi, ma anche abitudini nuove e gusti diversi; alcuni portavano in valle anche delle belle stoffe o parti dei costumi femminili che regalavano in famiglia e che ricevevano spesso in cambio dei loro servigi. Indossare un costume per la gente ladina, ma anche per gli austriaci, i tirolesi, i polacchi e altri, significa innanzi tutto compiere un rito. Indossare un costume è una cosa sacra e la “vestizione”, il rito dell’agghindarsi, è un atto da compiere seguendo delle regole ben precise. I fassani affermano che il costume va portato con un certo portamento e che ogni costume si relaziona con chi lo indossa: solo un ladino può recepirne il linguaggio, solo un ladino può stabilire quella relazione necessaria per non apparire goffo e ridicolo. Inutile ricordare che unito al costume vi è un discorso d’etnia, di lingua, di storia comune.