La Sfilata
Gran festa da d'Istà

43 Edizione 2024

dal 6 all'8 Settembre 2024

Gran festa da d'Istà La Sfilata

Ogni moda, linguaggio, tradizione, cibo sono sempre strettamente legati al territorio e la sua storia. Per capire a fondo la storia del costume ladino, sono necessari alcuni cenni storici, senza per questo viaggiare nei meandri della storia.Le Dolomiti, isola “felice” e patria di un popolo chiamato “ladini”, sono state per molto tempo parte integrante dell’Impero Austro-Ungarico. La popolazione ladina era perfettamente integrata in una realtà austriaca; senza avvertire alcuna sottomissione all’Impero, i ladini vivevano, si vestivano, mangiavano e ballavano (ecc.) come in tante altre parti dell’Impero, sicuramente come tutti i tirolesi. Senza dubbio è importante per la storia dell’abito ricordare che i fassani abitualmente si recavano in altre parti dell’Austria e si spingevano fino in Svizzera per lavorare come decoratori e musicisti. Dai loro viaggi gli uomini portavano non solo melodie, ricordi, usi e costumi nuovi, ma anche abitudini nuove e gusti diversi; alcuni portavano in valle anche delle belle stoffe o parti dei costumi femminili che regalavano in famiglia e che ricevevano spesso in cambio dei loro servigi. Indossare un costume per la gente ladina, ma anche per gli austriaci, i tirolesi, i polacchi e altri, significa innanzi tutto compiere un rito. Indossare un costume è una cosa sacra e la “vestizione”, il rito dell’agghindarsi, è un atto da compiere seguendo delle regole ben precise. I fassani affermano che il costume va portato con un certo portamento e che ogni costume si relaziona con chi lo indossa: solo un ladino può recepirne il linguaggio, solo un ladino può stabilire quella relazione necessaria per non apparire goffo e ridicolo. Inutile ricordare che unito al costume vi è un discorso d’etnia, di lingua, di storia comune.

Gran festa da d'Istà
Gran festa da d'Istà

I ladini, popolo di minoranza, probabilmente più di altre popolazioni, da sempre avvertono la necessità di distinguersi; la distinzione avviene indossando un costume che lega la persona ad un certo tipo di cultura, linguaggio, tradizione e territorio; tutto ciò lascia trasparire un legame sacro che non va spezzato.
Per queste ragioni il costume tipico delle popolazioni austriache e tirolesi ancor oggi è cucito a casa o dalla sarta del paese e indossato esclusivamente dalle persone del luogo. Per la confezione di tale abiti ogni particolare, anche la lunghezza del punto segue delle motivazioni e delle regole ben precise, perché come dice anche la teoria degl’insiemi, ogni singolo elemento costituisce l’insieme.
Nel corso degl’anni in tutto il Tirolo, ma anche nelle altre regioni austriache, accanto al costume tipico, è nata la moda tirolese. Il costume tipico si indossava in occasione di grandi feste religiose, matrimoni, sagre, occasioni importanti come l’arrivo dell’Imperatore e ancora ai giorni nostri è così, mentre ci si veste alla moda tirolese per varie ragioni: perché piace, perché è facile trovare questa moda nelle boutique e può anche essere accessibile a tutti, perché è una moda moderna che non implica anche un impegno morale o rituale, e perché non è legato ad un posto preciso. uesto stile di moda “austriaco” si rifà ad alcuni elementi del costume tradizionale, modernizzandone la struttura, il taglio e trascurando l’importante simbologia che celano degl’abiti tradizionali come quello fassano. Così la moda tirolese chiamata “Trachtenmode” ha preso piede ed entusiasmato anche popolazioni all’altro capo della terra, senza per questo nuocere al costume tipico d’ogni determinata regione e portando però allo stile austriaco gran notorietà.

Oggigiorno in tutta l’Austria, nelle Dolomiti, in Alto-Adige, vi sono negozi, sartorie ed anche sfilate di moda che presentano modelli senza tempo e sempre attuali, confezionati con stoffe come velluti, sete, lini, cotoni fiorati dagl’inconfondibili disegni.
Ritornando però a ciò che ogni ladino è fiero di indossare per distinguersi, possiamo affermare che al giorno d’oggi vi è un revival del costume. I ladini, dopo un periodo buio negl’anni settanta, indossano ora il loro costume non solo per far piacere al turista e la confezione di un costume è spesso un regalo gradito anche se costoso. Le stoffe sono il lino, la seta, la lana; tessuti naturali, che un tempo erano venduti dal venditore ambulante, il quale passava abitualmente (spesso proveniva dalla Val Sarentino) da paese a paese. La sarta veniva in casa e con il solo ausilio di forbice e filo, rimaneva in casa fino a quando non terminava il costume. La paga consisteva nel vitto e alloggio e in beni naturali. I costumi erano tramandati da nonni a nipoti e talvolta anche per più di quattro o cinque generazioni. I fassani avevano gran cura dei loro tesori e si sentivano bellissimi con i loro sfavillanti abiti.
Oggi tantissimi fassani, che non hanno ereditato abiti antichi a causa della povertà dei loro antenati o che se ne sono disfatti in segno di disprezzo del vecchio e verso un’apertura per il nuovo, si recano dalle sarte dei paesi, poche per la verità, abili nel confezionare un tale costume e pagano fior fior di quattrini affinché i loro armadi e i loro bauli antichi, ma anche loro stessi, possano ancora conversare in quell’antico linguaggio e relazionarsi alla loro storia e cultura indossandone le tracce stesse; il costume chiamato in ladino “guant da zacan.”

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